La Valle
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La Val di Vara occupa circa due terzi del territorio della provincia della Spezia ed è la più grande vallata della regione. Il fiume Vara nasce sulle pendici del monte Zatta
e si esaurisce dopo una sessantina di chilometri confluendo nel fiume Magra.
Con i suoi numerosi affluenti garantisce una costante presenza d'acqua e un'elevata diversità di ambienti acquatici.
Gli habitat fluviali del territorio fanno parte del Parco di Montemarcello-Magra-Vara e ne costituiscono il tratto più integro.
I rilievi montuosi dividono la Val di Vara dalle valli del Taro e della Graveglia a Nord, dalla Lunigiana a Est, dalla Riviera Spezzina e parte delle Cinque Terre a Ovest.
I monti Gottero (1.640 m), Zuccone (1.424 m), Zatta (1.404 m) e Cornoviglio (1.120 m), rappresentano le emergenze orografiche più elevate della dorsale appenninica ligure.
Dal punto di vista naturalistico il territorio presenta notevoli valenze e motivi di interesse.
La presenza di habitat particolari e di specie animali e vegetali rare o endemiche è motivo per il quale parte del territorio è tutelato attraverso l'istituzione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) della Rete Natura 2000. Grazie alla sua favorevole posizione geografica e alla scarsa antropizzazione, in Val di Vara se ne contano ben 15: Deiva - Bracco - Pietra di Vasca- Mola; Gruzza di Veppo; Monte Antessio- Chiusola; Monte Cornoviglio- Monte Fiorito- Monte Dragnone; Monte Gottero- Passo del Lupo; Monte Verruga - Monte Zenone - Roccagrande - Monte Pu; Zatta - Passo del Bocco - Passo Chiapparino - Monte Bossea; Parco della Magra-Vara; Portovenere-Riomaggiore-S.Benedetto; Rio Borsa- Torrente Vara; Rio di Agnola; Rio di Colla; Torrente Mangia; Zona carsica di Cassana; Zona carsica di Pignone.
Dalle praterie dei crinali, fino alla foresta alluvionale, passando per boschi di roverella, faggi e castagneti, la Val di Vara presenta un territorio particolarmente vario
e complesso comprendendo almeno sette differenti categorie di habitat ed è una delle prime valli a livello nazionale per indice di boscosità.
Il persistere dell'agricoltura ha generato ricadute estremamente positive anche sugli habitat, gli ecosistemi e le specie animali e vegetali.
Il paesaggio infatti è ancor oggi caratterizzato da un complesso mosaico in cui si alternano zone ad agricoltura tradizionale,
aree boscose e ampie zone aperte di prato-pascolo.
Le coltivazioni agricole tradizionali accrescono la diversità ambientale e facilitano lo stabilirsi e il mantenimento di popolazioni di animali tipici del territorio.
La mano dell'uomo si è espressa nei campi e nei caratteristici piani terrazzati, contribuendo alla varietà e bellezza del paesaggio.
Stagni, vasche, laghetti utili alla raccolta dell'acqua per l'irrigazione dei campi, creano quelle piccole zone umide che sono l'habitat ideale per un piccolo e rarissimo anfibio, l'ululone a ventre giallo (Bombina pachypus) ormai in forte declino nel resto d'Italia.
Il Parco è impegnato in progetti di tutela e conservazione degli habitat ideali per il mantenimento della specie.
Altro anfibio con un elevatissimo interesse conservazionistico è il geotritone di ambrosi (Speleomantes ambrosii ssp. ambrosii), piccola salamandra esclusiva di un'area di poche decine di chilometri quadrati compresa tra La Spezia e la parte meridionale della provincia di Massa Carrara e pertanto specie endemica.
Il geotritone vive in ambienti ad elevato tasso di umidità, come nella zona carsica compresa tra Pignone e Riccò del Golfo.
Anche l'allevamento non intensivo di bestiame all'aperto favorisce la biodiversità: l'alternanza tra le zone aperte a pascolo con le zone boschive crea un mosaico ecologico
utile alla sopravvivenza di molte specie, come l'aquila e la poiana.