ALLA CONOSCENZA DEI PICCOLI BORGHI DEL COMUNE DI CARRO

 ALLA CONOSCENZA DEI PICCOLI BORGHI DEL COMUNE DI CARRO

Uscendo dall’abitato di Carro in direzione del valico della Mola andiamo oggi alla conoscenza di alcuni piccoli borghi: Pavareto, Agnola, Pera e Castello. Il primo che si incontra deviando a sinistra all’altezza della piazzola dell’elisoccorso è Pavareto, minuscolo agglomerato posto su una piccola asperità, punto di partenza dei sentieri che conducono alla Mola o al San Nicolao. Documentato fin dal tredicesimo secolo, il borgo ha rappresentato un importante punto di passaggio della viabilità storica che, superata la dorsale che divide il territorio di Carro dal Genovesato, conduceva a Sestri Levante.
Proseguiamo per Agnola dopo essere tornati sulla strada provinciale. Il paese, piccolo e accogliente, compare in documenti del XIII secolo ed è dominato dal grande palazzo padronale situato nella piazzetta. Nel torrente omonimo è documentata la presenza dell’ululone dal ventre giallo, anfibio protetto dalle norme della Comunità Europea. E’ così chiamato in quanto i maschi, durante il periodo riproduttivo, emettono un vocalizzo molto particolare. Il rio di Agnola è ricompreso fra i siti di interesse comunitario della rete Natura 2000 anche per la presenza di altre specie animali, in particolare il cervo volante e la farfalla Euplagia quadripunctaria. Non mancano gli uccelli fra i quali il pecchiaiolo, l’airone cenerino , la garzella e il picchio rosso. Terra di mulini, Agnola possedeva anche una piccola miniera di brucite, ricordata dallo studioso Giuseppe Passarino in una sua pubblicazione, in attività nel secondo dopoguerra e definitivamente chiusa nel 1956.
Riprendiamo il nostro viaggio in direzione del valico della Mola dal quale si gode l’ampio e gratificante panorama sulla catena montuosa che divide la provincia della Spezia da quella di Genova. Il prossimo appuntamento è il piccolo borgo di Pera, sulla strada che conduce a Salino, il cui nome sarebbe legato, secondo quanto ci racconta lo storico Placido Tomaini, al villaggio di Linaro distrutto dai Fieschi per rappresaglia verso gli abitanti. Da questo piccolo centro oggi scomparso proviene la statua della Vergine custodita nella chiesa di Pera.
Facendo il viaggio a ritroso, arrivati al valico della Foce, prendiamo la strada per Castello diversamente raggiungibile più a valle all’altezza del ponte di Agnola. I primi documenti nei quali è citato l’abitato fanno riferimento al XIII secolo, periodo che caratterizza di fatto la nascita delle piccole comunità carresi. Anche in questo caso è indiscutibile la presenza di una viabilità medioevale che portava nell’Appennino piacentino e da qui in Val Padana, documentata grazie alle caratteristiche urbanistiche del borgo con un lungo carruggio sul quale si affacciano le case, molte delle quali sapientemente recuperate. La chiesa di San Giorgio, appartenuta inizialmente ai Vescovi di Brugnato e successivamente trasferita sotto la giurisdizione della grande Diocesi di Genova, è composta da una sola navata e impreziosita sulla facciata dalla rappresentazione in marmo del santo che uccide il drago. Il borgo, in origine possedimento estense e malaspiniano poi, entra successivamente nell’orbita dei signori Da Passano che controllavano vasti territori sulla costa e all’interno della Riviera di levante. Con l’avvento della Repubblica di Genova Castello insieme a Carro fa parte della Podesteria di Framura dando vita successivamente a una entità autonoma.
Segnaliamo all’interno dell’abitato la presenza di alcune teste apotropaiche documentate anche a Carro ed Agnola, conosciute come facion, realizzate utilizzando pietra arenaria, che incutono timore al passante dagli angoli e dai portoni delle abitazioni. Secondo la ricercatrice Rossana Piccioli, già curatrice del Museo etnografico “Giovanni Podenzana” della Spezia, il significato di queste figure è molteplice e non riducibile al solo aspetto scaramantico e protettivo.
I tempi passati sono stati caratterizzati secondo un vezzo comune a tanti paesi della nostra penisola da un campanilismo esasperato che ha messo talvolta in crisi anche l’istituzione pubblica locale. La nota storica e di costume che annotiamo è tratta dal libro “Carro…per non dimenticare” di cui sono autrici Ornella Macchiavello e Mara Bonfiglio, uno spaccato completo dei diversi aspetti del territorio carrese e dei suoi borghi. Le ricercatrici raccontano nel loro saggio un grave episodio avvenuto il 20 giugno 1881, conosciuto come la “guerra di Camporione”, in cui si affrontarono a viso aperto giovani dei due paesi. Non ci furono per fortuna vittime e l’arrivo provvidenziale dei carabinieri riportò la calma fra i due gruppi, in cui le più esagitate apparivano alcune donne.
Oggi quel tempo è lontano e consegnato inevitabilmente ai ricordi. Carro e Castello si fronteggiano dall’alto dei rispettivi colli, in un paesaggio semplice e impagabile che fa di questo territorio un piccolo scrigno di storia, biodiversità e tradizioni che reggono al tempo.

Nella foto panorama di Castello in Comune di Carro



Tutti gli eventi