GENICCIOLA, LA NECROPOLI DIMENTICATA
Dal fondovalle, presso l’antica pieve romanica di S.Andrea di Montedivalli ,sale la strada piu’ facile e agevole che conduce a Genicciola. Un percorso molto panoramico dal quale si coglie l’immagine del fiume Vara che poco piu’ a valle si unisce al Magra per proseguire placido nella fertile pianura alluvionale sino al mare. Laggiu’ il fiume, prima di raggiungere la foce, lambisce prima Ameglia e poi, subito dopo, Bocca di Magra. In lontananza, ma guardando verso levante, appaiono le Alpi Apuane, in tutta la loro bellezza e imponenza, che si tuffano nel mare di Versilia. A ponente si scorgono invece le ridenti colline costiere del golfo spezzino coi loro borghi arroccati. Nelle giornate limpide ancora volgendo lo sguardo all’orizzonte si vedono le lontane isole dell’Arcipelago Toscano e talora le coste settentrionali della Corsica.
Il borgo collinare di Genicciola si trova a mezzacosta in posizione di sottocrinale e in prossimita’ della zona di valico proprio alla base del monte Castellaro. Da questo luogo e’ facile raggiungere prima Novegigola e poi, continuando a scendere, Terrarossa nel cuore della Lunigiana. Logisticamente quindi la sua collocazione favoriva, in passato, i collegamenti tra le valli contigue privilegiando le comunicazioni di crinale piuttosto che quelle di fondovalle. L’impianto urbanistico del paese e’ quello tipico dei piccoli centri abitati collinari con aggregazioni insediative compatte che si sviluppano dentro la ragnatela di percorsi viari stretti e frequentemente voltati(criptoportici) tipici dell’architettura vernacolare locale.
La storia di Genicciola e’ molto antica e affonda le sue radici nei secoli lontani quando le prime comunita’ preistoriche liguri divennero stanziali iniziando a sviluppare una economia prevalentemente agro silvo pastorale.
Sino alla fine dell’Ottocento il paese si chiamava Cenisola e proprio alla fine di quel secolo i documenti relativi al suo passato storico citano proprio il sito archeologico locale come Sepolcreto ligure di Cenisola. Negli anni tra il 1878 e il 1879 venne condotta una campagna sistematica di scavi archeologici significativa. Sulla costa di Serramezzana poco a valle del paese in direzione sud ovest furono scoperti importanti reperti di epoca preistorica risalenti al IV/III sec. a.C. (Eta’del ferro finale). Alcuni contadini, negli anni precedenti agli scavi ufficiali, avevano ritrovato, durante occasionali lavorazioni dei terreni agricoli, numerosi oggetti ritenuti preziosi: soprattutto monete, ornamenti femminili e diverse suppellettili in quantita’ tale da far immaginare nelle fantasie della gente del luogo che fosse stato ritrovato il Tesoro di Nerone. Furono Gaetano Chierici( paleontologo di Reggio Emilia), in collaborazione con Luigi Pigorini (archeologo) e Paolo Podesta’( avvocato e amministratore comunale sarzanese) ad occuparsi della conduzione degli scavi archeologici. L’area indagata restituì numerose tombe a cassetta litica tipica delle antiche sepolture liguri del periodo e furono rinvenuti numerosi reperti ( circa 200 pezzi ) nei corredi funebri maschili( soprattutto armi in ferro ): spade, puntali e talloni di lance, giavellotti, pugnali; in quelli femminili(ornamenti): armille, anelli, collane e soprattutto fibule alcune delle quali del gruppo Certosa, nonche’ ceramiche di diversa fattura e provenienza (anche etrusche e greche) e numerose monete anche romane. Tutto il materiale scoperto fu assegnato a diverse sedi museali: la parte piu’ consistente giunse ai Musei Civici di Reggio Emilia dove all’epoca operava coi suoi studi proprio il Chierici mentre altri reperti furono assegnati a Parma e a Roma presso il museo preistorico nazionale e solo la minor parte purtroppo arrivo’ al Museo civico della Spezia. Numerosi studi furono condotti sui reperti e i risultati confermarono l’importanza e la grande vitalita’ economica e commerciale della comunità’ ligure di Genicciola mettendo in luce il suo ruolo di crocevia di smistamento grazie alla posizione strategica di confine lungo i percorsi mercantili dell’epoca (soprattutto quelli di crinale).
Il mondo etrusco, culturalmente piu’ evoluto, era molto vicino: poco piu’ a sud oltre il fiume Magra. Così come quello celtico attestato al di la’ del passo della Cisa in terra emiliana (Gallia Cispadana) o verso la direzione nord occidentale in terra lombarda(Gallia Cisalpina, cultura di Golasecca).Anche i Romani si stavano avvicinando nella loro lenta ma inesorabile espansione verso nord.
Si puo’ pensare anche a stretti rapporti di Genicciola con Ameglia presso il cui porto fluviale (proto scalo di Luni?..) giungevano e partivano via mare consistenti derrate mercantili verso territori lontani attraverso traffici di cabotaggio. Ad Ameglia in localita’ Cafaggio e’ presente una importante necropoli ligure quasi contemporanea a quella di Genicciola; forse i due siti avevano stabilito contatti e rapporti di collaborazione commerciale. Probabilmente le merci giunte ad Ameglia proseguivano sino a Genicciola e qui smistate oltre Appennino sia verso l’area emiliana che quella lombarda lungo il corso del fiume Ticino raggiungendo la Svizzera nella regione alpina. Superato il passo di S.Bernardino le merci entravano, attraverso la valle del Reno, nel cuore dell’Europa.
Il sito archeologico di Genicciola e’ stato oggetto di studio negli anni più’ recenti (inizi del 2000) da parte della dott.ssa Gloria Sacco’ dell’Universita’ di Bologna - Dipartimento di archelogia offrendo cosi’ un importante contributo per nuove conoscenze. Ma anche l’archeologa tedesca Karin Strieve, studiando i reperti del museo reggiano, stabilì negli anni ‘90 la classificazione tipica internazionale di una fibula “tipo Cenisola” riconducibile alla cultura celtica La Tene dell’Eta’del ferro finale . A questo proposito, nei primi anni 2000, furono avviati contatti con l’Associazione Archeologica Ticinese del Cantone svizzero per approfondire ricerche e studi sulla presenza, nel vasto patrimonio archeologico della necropoli celto ligure di Giubiasco (oltre 5000 tombe) nei pressi di Bellinzona, di alcune fibule del ”tipo Cenisola” e di altri elementi di affinita’ coi reperti della cultura di Golasecca.
La consistenza dei reperti del sepolcreto di Genicciola, all’epoca degli scavi ottocenteschi, risultava di circa una ottantina di tombe ad incinerazione. Il paleontologo Giovanni Sittoni, nei primi anni del Novecento, a seguito di studi e ricerche eseguite sul sito, stabilì, senza però’ il conforto e la conferma di ulteriori scavi archeologici, che le dimensioni del sepolcreto fossero molto superiori a quelle a suo tempo identificate. Queste ultime considerazioni avevano stimolato rinnovata attenzione circa l’opportunità’ di riprendere le ricerche archeologiche ma il tentativo di studio, condotto nel 2007 con alcune prove di indagini geognostiche, non giunse ad esiti soddisfacenti.
Rimane fondamentale e non solo auspicabile la valorizzazione del sito di Genicciola in una dimensione di area vasta a livello provinciale attraverso la organizzazione di un sistema integrato di siti di interesse archeologico che abbracci un lungo periodo storico dal Neolitico ( cava di diaspro rosso di Valle Lagorara a Maissana, Castellaro di Zignago, Castellaro di Pignone) all’Eta’del ferro (Genicciola e Calice al C., Ameglia) sino ad arrivare al periodo della Romanizzazione( Luni, Bocca di Magra, Le Grazie di Portovenere) con possibile e auspicabile allargamento alla parte lunigianese per tutto il vasto patrimonio delle statue stele cui vanno ad aggiungersi quelle ritrovate nel territorio della provincia della Spezia.
I due comuni di Calice al Cornoviglio e Podenzana in passato avevano convintamente sostenuto la valorizzazione del sito indicando possibili scenari progettuali: parco archeologico a Genicciola con attivazione di laboratori di archeologia sperimentale per le scuole e realizzazione di una esposizione museale permanente dei reperti provenienti dai vari musei presso il castello di Madrignano. Le stesse amministrazioni avevano, inoltre, fortemente sollecitato le rispettive Soprintendenze ligure e toscana a riprendere una nuova campagna di scavi.
Genicciola e la gran parte dei territori montani del comprensorio potranno diventare nuove e importanti mete di frequentazione turistica di elevato tasso culturale, in rapporto dinamico con le aree costiere e periurbane, solo se riusciranno a proporre e valorizzare la loro identità. Si aprirebbero, inoltre, nuove occasioni di visita e studio per scuole e istituti universitari promuovendo corsi residenziali di ricerca archeologica e formazione in loco anche in una ottica di livello europeo, utilizzando i canali specifici dei fondi comunitari per l’educazione. Costruire il futuro sul grande passato puo’ e deve essere un impegno su cui lavorare!
Nella foto ritratto di di don Gaetano Chierici, fondatore con Luigi Pigorini e Pellegrino Strobel dell'archeologia preistorica. Nato nel 1819 a Reggio Emilia ed ivi morto nel 1886, ebbe un ruolo di primo piano nel clero italiano nella fase di passaggio dal potere temporale del Papa alla nascita del regno unitario. Nel 2019 a Reggio Emilia sono stati celebrati in forma ufficiale i 200 anni dalla nascita. Indagò e scavò il sito di Genicciola dove fu scoperta una grande necropoli ligure.