ALLA CONOSCENZA DI UN LUOGO INCANTATO FRA DEVOZIONE RELIGIOSA E ANTICHE PERCORRENZE: ROVERANO
Nel precedente appuntamento della rubrica “Scopri la Val di Vara” abbiamo toccato Ripalta, Borghetto di Vara e l’abbazia dell’Accola . Il nostro viaggio alla conoscenza del territorio, fra storia, curiosità e tradizioni, prosegue percorrendo per breve tratto la statale Aurelia in direzione di Genova. Superato il piccolo borgo di Pogliasca, con la chiesa parrocchiale di San Maurizio risalente alla fine del XVII secolo e alcuni edifici di pregio ben restaurati che si affacciano lungo la strada, risaliamo per ampi tornanti e rettilinei il colle di Roverano dopo aver lasciato alla sinistra la deviazione per l’abitato di L’Ago, al quale abbiamo dedicato un precedente appuntamento. Ci troviamo per poche centinaia di metri in Comune di Borghetto di Vara prima di entrare in quello di Carrodano.
Il luogo, che oggi ospita il grande santuario di Nostra Signora di Roverano, è legato alla scoperta, confermata dallo storico e archeologo Ubaldo Formentini, di un sepolcreto ligure risalente all’età augustea con relativa tomba a cassetta. Questa circostanza sta a indicare il permanere, anche successivamente alla deportazione in Alto Sannio degli Apuani da parte dei Romani avvenuta fra il 181 e il 180 avanti Cristo, di popolazioni di etnia ligure nel territorio della Val di Vara. Il professor Tiziano Mannoni in una ricerca sui Liguri del mare e dei monti osserva come il mutato quadro politico conseguente alla conquista romana della Liguria di levante e delle vicine aree lunigianesi non abbia fatto venir meno la presenza di gruppi autoctoni, particolarmente attivi negli scambi commerciali, che manterranno a lungo, anche dopo l’affermarsi del Cristianesimo e il consolidarsi del potere dei Vescovi di Luni, riti e tradizioni dei loro avi.
Dal colle di Roverano durante tutto il Medioevo e in epoca successiva scendeva al torrente Malacqua un tracciato storico documentato dall’antico ponte ad una arcata arrivato fino ai giorni nostri che introduceva il viandante al borgo di Carrodano Sottano, dove era presente l’ospitale di S.Antonio e del Santo Spirito dipendente dalla abbazia di Brugnato. Su questo passaggio riscuotevano il pedaggio i signori di Celasco che controllavano il territorio compreso fra il versante montano di Levanto e alcune aree della Val di Vara fra le quali Carrodano. Il torrente Malacqua segnava l’ingresso nel territorio della pieve di Framura dipendente dalla diocesi di Genova.
Come nasce il grande santuario mariano?
E’ il 7 settembre di un anno compreso fra il 1350 e il 1352: la Vergine santissima sotto le sembianze di una bella signora vestita di azzurro appare a due pastorelle del luogo che stavano riposando all’ombra di una grande pianta di olivo. Rivolgendosi non casualmente a quella che era affetta da mutismo la Vergine la invitò ad andare subito al vicino paese di L’Ago dal parroco perché salisse a Roverano a incontrarla. Secondo la tradizione la giovanetta rispose “Andrò” riacquistando sul momento il dono della parola. Arrivate in paese, distante pochi chilometri dal luogo dell’apparizione, le ragazze si recano subito a raccontare l’accaduto al parroco che, convinto della bontà della testimonianza anche in considerazione del fatto che la ragazza muta aveva riacquistato la favella, raduna la popolazione per salire sulla collinetta luogo dell’evento prodigioso. All’arrivo sul colle di Roverano la delusione è però grande perché della signora vestita di azzurro non c’e traccia alcuna e l’apparizione sembra piuttosto il frutto della fantasticheria di due ragazzine.
E’ a questo punto che la vicenda si arricchisce di alcuni episodi che hanno dell’incredibile.
Dalla pianta di olivo al centro della visione pendeva un quadretto di legno con l’immagine della Vergine segno che qualcosa di particolare e prodigioso era davvero accaduto. I parrocchiani decidono dopo un breve consulto con il parroco di portare il quadro a L’Ago per sistemarlo nella chiesa del paese. Altra sorpresa: il giorno seguente i fedeli scoprono che il dipinto è sparito e vane sono le ricerche per ritrovarlo, così da pensare ad un furto. Il dipinto riappare nuovamente sulla pianta di olivo a Roverano. La popolazione decide allora di costruire una cappella provvisoria sul luogo dell’apparizione sostituita solo successivamente da una vera e propria chiesa che sarà secoli più tardi resa ancora più bella e magnificente, divenendo luogo di preghiera e incontro delle comunità della Val di Vara e della costa.
Alcune date significative vanno ricordate sulla storia del santuario.
La cappella è citata per la prima volta in documenti ufficiali del 1518 in occasione della visita del vescovo di Brugnato. Nel 1875 la chiesa assume le forme attuali con un ampliamento della struttura in grado di poter ospitare il crescente numero di pellegrini mentre al 1933 risalgono lavori più recenti con la creazione dell’attuale facciata e del secondo campanile che conferiscono al santuario l’imponente e singolare aspetto che oggi ammiriamo.
Come tanti secoli fa un grande oliveto impreziosisce la bella scalinata di accesso, con la fioritura tardiva di alcune piante che ricordano l’incontro delle pastorelle con la bella signora vestita di azzurro. L’olivo si accompagna a un secolare castagneto ai lati del santuario con alcuni interessanti e imponenti esemplari di quello che fu per le genti della Val di Vara e non solo l’albero del pane.
Il santuario ha rappresentato e rappresenta ancor oggi, oltre agli aspetti legati al sacro, un importante punto di incontro di comunità. Ne sono testimoni gli abitanti del borgo di Montale, l’antica Ceula romana che ospita il complesso monumentale della pieve romanica dedicata a San Siro. Il legame che unisce la gente di Montale alle popolazioni che vivono dall’altra parte del monte Pistone, sul versante della Val di Vara, è radicato e profondo richiamando la storia millenaria di un territorio in cui la montagna ha da sempre rappresentato motivo di unione al di là della orografia del territorio. Storie antiche che rivivono ancor oggi attraverso percorsi pieni di storia ma purtroppo dimenticati dall’uomo moderno che predilige la comodità dell’automobile al più antico mezzo di locomozione: le gambe! Nel mese di giugno, ormai da vent’anni, eccettuato purtroppo il 2020 a causa del Covid, un nutrito gruppo di parrocchiani di Montale ripercorre lo storico sentiero che attraverso il monte Piano passa poco sotto la cima del Pistone per scendere dopo un lungo cammino fino al santuario della Madonna di Roverano. La fatica del percorso che fra andata e ritorno impegna diverse ore, vissuto con il piacere del condividere insieme una giornata nella storia, serve a perpetuare la memoria e il rapporto di vicinanza con le piccole comunità della Val di Vara. Roverano continua così a rappresentare, come un tempo lontano, un luogo di incontro delle genti liguri del mare e della montagna legate fra loro da vincoli profondi.
Nella foto la facciata del Santuario di Nostra Signora di Roverano