ALLA SCOPERTA DEI PICCOLI BORGHI FOLLESI

 ALLA SCOPERTA DEI PICCOLI BORGHI FOLLESI

I piccoli borghi del Comune di Follo, raccolti sulle colline che guardano la Val Durasca o dominano la grande piana del fiume Vara, sono un piccolo scrigno di storia e curiosità. Ognuno di loro è caratterizzato da antiche strutture fortificate che hanno visto nel tempo la presenza di varie dominazione, prime fra tutte quella dei Vescovi di Luni e della Repubblica di Genova.
Carnea è il borgo più defilato, a metà della Val Durasca, raggiungibile in pochi minuti dalla strada provinciale, una piccola chicca per gli amanti della natura. Salendo dal torrente l’ambiente muta rapidamente con una ricca presenza dell’olivo che sulle colline che dominano l’abitato la fa da padrone. Si entra in paese attraverso un antico corridoio voltato dal quale si dipartono a raggiera alcuni piccoli carruggi: la statua di Giuseppe Mazzini nella piazzetta ci ricorda una radicata devozione verso uno dei padri della nostra Nazione. La chiesa parrocchiale si trova al margine di una grande piazza utilizzata solitamente per le manifestazioni estive. Citata per la prima volta nel 1188 in un atto dei Vescovi di Luni Carnea fu a lungo possedimento di Tivegna, borgo del quale parleremo più avanti.
Per arrivare alle frazioni di Bastremoli e Sorbolo è necessario ritornare sulla strada provinciale e deviare più avanti sulle colline, prima di Pian di Follo, per chi arriva dalla Spezia.
Bastremoli, al pari della vicina e più moderna Sorbolo, è un balcone fiorito affacciato sulla sottostante pianura. Sorto intorno a un castello del quale rimangono pochi resti, è impreziosito dalla imponente chiesa settecentesca di S. Martino vescovo nata su un preesistente edificio religioso del XII secolo che conserva un prezioso organo. Il paese ha dato i natali nel 1829 a Giobatta Paita, sindaco della Spezia e deputato al quale si deve fra l’altro la costruzione del ponte sul Vara a Ceparana nel 1889, un’opera ardita per quell’epoca, che consentiva il collegamento con Bolano e i centri abitati sulla sponda sinistra del fiume Vara.
Si prosegue per Sorbolo località dalla quale si spazia sulla valle e sulla piana di Pian di Follo con le Alpi Apuane di fronte a noi: uno spettacolo unico che merita una sosta nelle belle giornate di sole. Poco lontano è il borgo di Follo Castello che nonostante i profondi rimaneggiamenti conserva il fascino di un interessante centro medioevale. Provenendo da Sorbolo ad un incrocio ci appare la chiesetta dedicata alla Madonna del Carmine appartata a lato strada e non lontano il sentiero che, scavalcando le colline, conduce a Polverara, in Comune di Riccò del Golfo. Follo Castello è così chiamato per un maniero documentato fin dal 950, insediamento originario di quello che diventerà poi Follo; conserva tracce della cinta muraria con la chiesa seicentesca di S. Leonardo abate posta alla sommità del paese. Particolarmente interessante l’ovale raffigurante la Madonna Assunta del XVIII secolo.
La nostra visita si chiude toccando Tivegna, il nucleo più antico del Comune di Follo, già citato nel 936 come possedimento dei vescovi di Luni, e poco più a valle Piana Battolla.
Dice di Tivegna Carlo Caselli, il “viandante”, visitandola nel 1932 al termine del lungo viaggio nella Lunigiana storica: “Come torre sfida i venti sulla costa… quasi fosse una grande galea pronta a scendere nel Vara”. Dietro le parole del giornalista sta davvero la sorpresa di trovarsi in un punto della collina di particolare fascino dal quale la vista è ampia e appaga del tortuoso viaggio a zig zag dalla provinciale di Pian di Follo.
La visita di Tivegna desta nel viaggiatore sorpresa e più di una curiosità. Il castello sorgeva nella parte più alta della collina attorno alla quale si è andato sviluppando il borgo ed è ancora documentato nel 1418: le fonti storiche non ci raccontano fatti o misfatti particolari e il suo smantellamento è da collegare con ogni probabilità al venir meno nel tempo della posizione strategica e dei mutati assetti a levante della Repubblica di Genova.
Eppure per alcuni secoli Tivegna ha rappresentato il centro politico e amministrativo dell’intero territorio follese nonchè sede comunale. Già citata nel 936 come dipendente dai Vescovi di Luni raggiunge il suo massimo splendore sotto i Genovesi. Nel 1400 si dota di propri statuti, ancor oggi preziosamente conservati, con un piccolo parlamento di rappresentanti che era solito adunarsi nella grande piazza conosciuta ancor oggi come Aia della Corte, vicino all’oratorio del Carmelo. Girando su è giù per i carruggi consigliamo di sostare un momento ad ammirare i numerosi portali che impreziosiscono le case facendo una capatina fuori del paese alla grande abitazione signorile risalente al periodo medioevale conosciuta come il Palazzo. La chiesa di S. Lorenzo, documentata fin dal 1229, conserva interessanti opere d’arte e nel 1296 compare fra le cappelle dipendenti dalla pieve di Montedivalli. A lei si lega in qualche misura la leggenda popolare, piena di fascino e mistero, del Solco del Diavolo, tramandata dagli anziani del paese.
Secondo la tradizione il protagonista della storia è proprio un vecchio parroco di San Lorenzo, che si stava un giorno incamminando tranquillo lungo il sentiero che conduce a Beverino leggendo il suo breviario. A un tratto, arrivato in un luogo appartato, il prete vide comparire davanti a sè una giovane donna coperta solo di una foglia di fico, segno evidente del peccato. A quella vista, profondamente turbato, l’interessato guardò il cielo facendosi il segno della croce: fu allora che la donna fu avvolta dalle fiamme dalle quali uscì un mostro cornuto brutto come il diavolo che scomparve nelle viscere della vicina roccia lasciando le impronte dei piedi e delle corna. La località da quel momento fu chiamata Solco del Diavolo.
Senza nulla togliere agli altri borghi follesi che fanno a gara nel mantenere vive le tradizioni locali e le belle feste estive che fanno di questo comprensorio una realtà molto vivace, è doveroso ricordare la Sagra del Vino di Tivegna nata nell’ormai lontano 1970.
Chiudiamo il nostro viaggio alla conoscenza di questa parte della bassa Val di Vara, tralasciando la piccola pieve di S.Martino di Durasca alla quale abbiamo dedicato in precedenza una specifica puntata in sede di avvio della nostra rubrica “Scopri la Val di Vara”. Un appunto, i lettori ce lo consentiranno, merita Piana Battola, il centro più importante del Comune dopo Piano di Follo. Nonostante le caratteristiche di moderno borgo di fondovalle il paese nasconde alcune particolarità. Anzitutto prende nome dall’antica famiglia dei Battolla che qui avevano estesi possedimenti e il cui cognome è ancora oggi largamente diffuso. A parte la chiesa parrocchiale ottocentesca di S. Maria Ausiliatrice va ricordato l’oratorio di S. Rocco edificato nel 1657 a ricordo del transito dei pellegrini francesi diretti a Roma. Pur non trovandosi sulla Via Francigena, che come sappiamo utilizzava come tracciato il fondovalle della Lunigiana, la Val di Vara ha rappresentato per secoli una importante via di transito di percorsi religiosi come l’oratorio di S.Rocco sta, insieme a ospitali, pievi e ad altri edifici della Cristianità, a dimostrare. Un camminare lento dell’uomo medioevale, irto di pericoli e difficoltà di ogni genere, che può stimolare in qualche misura il recupero di valori che hanno rappresentato nel secoli il collante dell’Europa, guardando con curiosità oltre il moderno edificato che nasconde piccoli tesori da preservare sempre e in ogni caso.

Nella foto la piazzetta di Carnea in Comune di Follo con il monumento dedicato a Giuseppe Mazzini realizzato nel 1957.

Tutti gli eventi