LA CAPPELLA E IL DIAVOLO CON IL MANTELLO

 LA CAPPELLA E IL DIAVOLO CON IL MANTELLO

Quella che vi stiamo per raccontare è la storia di una cappella votiva e del diavolo che si aggirava nei pressi, e del contributo volontario offerto poco più di cento anni orsono da una piccola comunità, legata profondamente alle sue tradizioni, per la costruzione di un piccolo santuario che merita oggi più che mai di essere recuperato e salvaguardato a futura memoria.
Questa storia nasce alla fine dell’Ottocento e si sviluppa fra il borgo di Maissana che ha dato il nome all’omonimo Comune e Disconesi, piccola località situata in una conca sotto il passo del Bocco di Bargone. Siamo nella antica zona mineraria che interessava i versanti della Val di Vara e della Val Graveglia che si trova sul lato opposto, in provincia di Genova. Percorrendo dal passo del Biscia la panoramica sterrata che corre al di sotto dei monti Verruga e Porcile, guardando in lontananza il mare, poco prima di arrivare al passo del Bocco è facile imbattersi nei resti delle miniere di manganese: edifici abbandonati sono testimoni di una attività protrattasi a lungo che ha sfamato molte famiglie da una parte all’altra della piccola dorsale.
L’abitato di Disconesi è situato poco sotto e dall’alto ci appare più grande di quel che è in effetti, appartato e tranquillo. L’originario impianto, antico quanto quello di altri piccoli borghi della valle come S.Maria di Maissana e Ossegna, non è supportato purtroppo da documenti e le prime notizie risalgono solo al 1590. Situato alle pendici del monte Porcile si trovava lungo uno dei percorsi conosciuti nei secoli trascorsi come Via del sale che da Sestri Levante portava in Emilia, dove fino agli anni Cinquanta era coltivata in modo intensivo una pregiata cipolla. All’interno dell’abitato si presentano due assi viari, il primo che scende dal piccolo valico del Bocco di Bargone e il secondo che conduce a Colli, segno evidente della importanza in passato di Disconesi.
Alla fine dell’Ottocento non c’erano strade e le mulattiere si presentavano soprattutto nella stagione invernale irte di pericoli e sorprese ed è quello che capitò al parroco di Maissana don Canessa che una sera si dovette recare, pur con qualche preoccupazione, ad assistere un moribondo a Disconesi. Arrivato a circa metà del percorso nella località chiamata Crocette così denominata perché per antica devozione popolare in quel luogo si piantavano il giorno dell’Ascensione tante piccole croci per invocare la protezione del Signore dai flagelli del tempo, il prete si arresta di colpo. Riferirà, dopo essere tornato di corsa trafelato a Maissana, di aver visto una enorme figura nera davanti a lui pronta a sbarrargli la strada: il diavolo appunto. Alcuni paesani si fanno coraggio e decidono di accompagnare il parroco a Disconesi per sincerarsi del fatto: arrivati alle Crocette vedono anche loro una grande figura nera coperta da un mantello! Tirano dritto fino a Disconesi insieme a don Canessa senza farsi intimorire.
Quell’episodio non passò inosservato, anzi ebbe un forte impatto emotivo sulla gente di Maissana tanto che il giorno seguente, di fronte alla proposta del parroco di costruire un santuario alle Crocette per tenere lontano il diavolo, non ci fu obiezione di sorta.
A onor del vero l’idea della costruzione di un tempietto a metà del percorso da Maissana a Disconesi porta una data e cioè l’anno 1895 quando il parroco chiede al vescovo della neonata Diocesi di Chiavari monsignor Vinelli di sostituire con un edificio di culto la processione a piedi nudi compiuta il 2 luglio di ogni anno, quale voto dopo la devastazione subita dalla comunità nel lontano 2 luglio del 1813 per via di una alluvione accaduta mentre parte della popolazione si trovava in pellegrinaggio al santuario di Montallegro sulle alture di Rapallo. Cosa chiede don Canessa al suo vescovo, visto che a quel tempo Maissana era sotto la giurisdizione della diocesi chiavarese? Semplice: costruire una cappella votiva dedicata a Nostra Signora di Montallegro. Luogo di costruzione dell’edificio e incontro con il Diavolo coincidono, e la località è appunto quella delle Crocette. Sostenere che una storia escluda l’altra non è dato sapere ma una cosa è certa: quella figura nera con il grande mantello convinse la gente di Maissana a costruire davvero una cappella che ricordasse la vicenda del luglio 1813.
Nel corso dei decenni la chiesetta, dalle forme originali e con una bellissima balaustra in legno che consentiva di percorrere all’interno buona parte dell’edificio come sospesi sul vuoto, completata nel 1901, nonostante un restauro risalente all’ormai lontano 1950, sta cadendo purtroppo in rovina. Oggi a farla da padrona una colonia di pipistrelli che hanno finito per mettere casa all’interno ma del diavolo nessuna traccia anche se, a essere pignoli, la nostra visita è stata fatta in pieno giorno.
Guardando l’edificio, costruito con perizia e ardimento da parte della gente di Maissana, con il contributo determinante delle donne del paese che attraverso un tortuoso e ripido sentiero risalivano il torrente Borsa per portare in pesanti secchi metallici la sabbia necessaria per i lavori, si avverte la religiosità profonda radicata un tempo nella comunità. Va a finire, vista la situazione di abbandono e in attesa di auspicabili interventi conservativi volti a preservare la grande cappella votiva, che l’unico che abbia a gioire della cosa sia soltanto il diavolo con il mantello nero che non aspetta altro che riprendersi le Crocette e girare indisturbato nelle notti d’inverno quassù. Verità o credenza popolare che sia speriamo che davvero la campanella del piccolo santuario torni a suonare presto a significare che è ora di riprendere entusiasmo e salvare un patrimonio che ci arriva dalla nostra storia e da un comune sentire.

Ps. Si ringrazia Marco Vassalli di Maissana per gli interessanti spunti contenuti nella pubblicazione “Valle Lagorara. Il colore della storia”

Nella foto particolare dell’interno della cappella dedicata a Nostra Signora di Montallegro


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